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Volar via, senza rimpianti


di Chiara Sodani, IV A

alice

Alice Pyne

Si può volare via senza rimpianti? Letteralmente, si può vivere una vita degna di questo nome senza l’ingombro di funi agganciate dolorosamente e claustrofobicamente alla nostra pelle? Volare via, forse dissolversi, con la consapevolezza di essere liberi come quel luccicante aquilone che si rincorreva da bambini? Del quale la spregiudicata danza  riempiva gli occhi di meraviglia? Gettarsi volontariamente giù da una nuvola, da un grattacielo, sapendo che presto ci si schianterà, e al di sotto del nostro volo non ci sarà una rete di salvataggio ad attutire il colpo? Morirai di quel volo, tu lo sai, ma la paura non basta a surclassare l’ebrezza del vuoto, della caduta libera, l’assordante rumore che i tuoi pensieri, sprigionati, producono in un’ingestibile libertà che ti riempie i polmoni.
C’è forse una persona in questo mondo in grado rispondere a questo immenso quesito con la spontaneità del timido sorriso di una tredicenne…
Alice Pyne è una ragazza come tante; nasce in una piccola cittadina della contea di Cumbria, nell’Inghilterra del Nord, da una famiglia modesta e molto unita, circondata dai suoi adorati cani. Quando un fulmine a ciel sereno sconvolgerà per sempre la sua vita, Alice ha solo tredici anni. L’inaspettata notizia colpisce la famiglia come un proiettile d’argento dritto nel cuore e nel cervello, lasciando ben impresso un foro incapace di sanguinare. A puntare con mano ferma la pistola, un fantasma: il fantasma della felicità e serenità che, fino a quel momento, era caratteristica della piccola famiglia. Un’entità da cui è impossibile difendersi o fuggire, un’entità impossibile da aggredire: la morte. Alice Pyne  è affetta dal linfoma di Hodgkin, una rarissima e terminale forma di cancro che in Occidente colpisce una persona su 100.000. Il proiettile d’argento? Leggi il resto di questa voce