Verona, il Job Orienta secondo Alessia


Quest’esperienza a Verona mi ha a dir poco incantata. Ho scoperto lati di me che in quindici anni non ho mai avuto modo di conoscere, ho vissuto dei momenti che mai avrei pensato avrebbero fatto parte della mia vita e ho conosciuto migliaia di persone tanto diverse tra loro quanto uguali. Mi sono inoltre potuta confrontare con persone della mia età che provengono da diverse realtà e, oltre ad aver conosciuto decine di nuovi amici e aver imparato nuovi dialetti, ciò mi ha portata a capire l’importanza che in varie parti d’Italia viene data alle tecnologie.

L’emozione del fare una valigia, prendere un treno e andar via l’ho sempre avuta eppure questo viaggio mi ha completamente tavolta. Sarà stato forse il partire senza sapere seriamente cosa avrei trovato lì o cosa avrei dovuto fare, ma quando mi sono ritrovata per la prima volta nel nostro piccolo stand mi sono sentita un po’ come a casa.

E saranno anche stati tre giorni monotoni, faticosi, struggenti, eppure i sorrisi che mi donavano i passanti quando consegnavo loro un segnalibro o quando terminavo di spiegare per quale motivo fossi lì, proprio davanti a loro, sono valsi tutti gli sforzi e la stanchezza. Davanti ai miei occhi ho visto passare migliaia di persone di ogni età, nazione, religione, cultura: alcuni cercavano gli stand delle università, altri vagavano senza meta per tutto il padiglione 7 -dove lo stand del liceo era situato-. Molti insegnanti volevano semplicemente delle idee per rinnovare le proprie scuole, molte famiglie erano alla disperata ricerca di un indirizzo di scuola secondaria adatto al proprio figlio. Tutti quanti, però, appena finivano timidamente di compilare il questionario o di commentare il nostro padlet riguardo al progetto B.Y.O.D. (un inno alla tecnologia nell’insegnamento) mi rivolgevano lo stesso identico sorriso come per emanarmi un minimo di sicurezza. Poi, una volta aver terminato la nostra visita virtuale al liceo grazie alla Google Cardboard, quello stesso sorriso prendeva una nota di stupore. Ed infine, una volta informati sulle Google apps e sul nostro progetto, stringevano tra le mani un segnalibro della nostra scuola e se ne andavano guardandolo con aria malinconica: lì avevo la consapevolezza di aver lasciato una traccia delle mie esperienze a qualcuno di sconosciuto, ma delle quali avrebbe potuto farne tesoro. Avrei potuto fare di meglio in quei tre giorni di mordi-e-fuggi se non lasciare un sorriso su quei volti?
Alessia Massari
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Pubblicato il 26 novembre 2014, in Convegni con tag , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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