Affamati
Alessia Cristofanilli, della III B, commenta l’interessantissima assemblea degli studenti di venerdì 28 novembre al teatro Antares, dove gli allievi si sono confrontati con 3 rifugiati ospiti della Caritas Diocesana, un giovane studente in legge del Mali, una donna eritrea con l’obiettivo di andare a lavorare in Inghilterra, un giovane afgano scappato perché i talebani volevano ucciderlo se fosse andato ancora a scuola.
Scappati dalla morte, dalla fame, dalla guerra. Gli odori e i suoni dei loro Paesi natali violentemente impressi nella mente, marchiati a fuoco, tristemente soffocati e sostituiti dal colore del sangue, dall’odore acre della polvere da sparo e dalle urla. Questi sono i tre macabri compagni di viaggio che accompagnano nella fuga dall’orrore, onnipresenti città dopo città, camion dopo camion, gente che muore e donne che piangono. Non si sa se oggi mangerai, riuscirai a scampare ai pericoli, se riuscirai a dormire qualche ora senza incubi costanti, se riuscirai a vivere per vedere l’alba del giorno seguente. Non è detto che tutto ció porti i suoi frutti, non è detto che riuscirai ad arrivare dall’altra parte, non è detto che tutti i sacrifici enormi che stai compiendo riusciranno a farti ricostruire una vita. Non è detto che riuscirai ad aiutare la tua famiglia e a rivederla un giorno. Oggi abbiamo incontrato tre persone che ce l’hanno fatta.
Tre persone che hanno attraversato l’inferno con la forza della disperazione e che sono arrivati fino a noi per raccontarci la loro storia e per renderci testimoni di una delle peggiori realtà odierne. Ci hanno raccontato di Stati collassati su loro stessi che vengono utilizzati unicamente come punti di passaggio, dove si lavora per guadagnarsi i soldi sporchi della fuga, i soldi del riscatto. Di un mondo dal quale puoi fuggire solo se riesci a raccimolare cifre impossibili, che altrimenti è pronto a ucciderti, torturarti, imprigionarti, vendere organi, violentarti e privarti di ogni libertà e diritto. Ci hanno raccontato con un nodo in gola e la voce tremante di come sono arrivati qui, lasciandosi dietro le macerie fumanti di una vita distrutta. E noi dalle nostre culle dorate abbiamo avuto il privilegio e l’onore di ascoltare le storie di chi si è opposto a regimi facendo scuola, di chi ha avuto il coraggio di voltare pagina e che ora non ha più niente a parte la voglia di ricominciare, noi dobbiamo ringraziare della nostra immensa fortuna, quella di poter dire di essere uomini con delle opportunitá e non bestie al macello. Abbiamo incontrato gente che ha fame di vivere, di studiare, di lavorare. Perché dopo essere usciti dall’inferno non esistono più barriere.
Pubblicato il 30 novembre 2014, in Convegni, Studenti con tag Caritas, caritas diocesana, immigrazione, liceo ceccano, liceo linguistico, liceo scientifico, rifugiati, scuola. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
Lascia un commento
Comments 0